Memoria che deforma, aggiusta, ricicla, giustifica. Cerca ostinatamente un filo tra passato e il presente. Evitare il più possibile la reinterpretazione di quanto è accaduto, ridurre i filtri della nostra mente per lasciare a chi legge, a chi ascolta, ragionamenti, idee, pensieri, considerazioni.
E dunque pura esposizione di avvenimenti, azioni, scritti di allora, solo di allora, consapevoli che è impossibile descrivere la realtà, mai oggetto ma sempre percezione dell’oggetto.
Sedersi a tavola è politico, usare un tavolo quadrato o rotondo è politico: quel gesto, quella scelta contengono gerarchie, non detti, disponibilità o meno agli altri.
Anche l’esposizione, la creazione nel sito di pagine ordinate…
Compromesso nel conciliare il contenuto ad una certa immediatezza nella sua fruizione…
E ancora confronto con i limiti tecnologici imposti dal mezzo. Il tutto sacrificando il CAOTICO creativo e intenzionale che cercavamo in quegli anni in quanto esso stesso azione politica oltre che piacere.
Basta guardare una fanzine di allora: in un unico foglio una valanga di pensieri, valori, concetti, sentimenti interconnessi, riconducibili tutti all’unità dell’essere umani, all’esigenza sentita di non essere schiavi, di riprenderci la propria vita.
Massimo D’Ambrosio (2018)